Ormai la situazione in Siria sta progressivamente degenerando. L'America ha già votato in senato per l'intervento dei primi raid aerei su obbiettivi strategici. Il mediterraneo inizia a diventare un mare che ricorda le atmosfere della Guerra Fredda. Oltre alle navi francesi e americane, anche due navi italiane, i cacciatorpediniere Andrea Doria e la Maestrale iniziano a pattugliare le coste libanese come unità di supporto alle forze Unifil e le forze armate italiane stanziate nella zona. Dall' altra parte, dopo le ennesime minacce dell'Iran, anche la Cina si è schierata come contraria al possibile conflitto (che ormai più che possibile diventa probabile ogni giorno di più). In risposta ai movimenti marittimi anche la Russia ha mobilitato tre sue navi. E se la guerra vera e propria non è ancora iniziata, quella diplomatica infiamma già da una settimana. Troviamo infatti un Barack Obama che sia in America sia a Stoccolma cerca il supporto delle forze internazionali per la salvaguardia dei diritti umanitari e punire con la forza i colpevoli dell'omicidio dei siriani tramite armi chimiche. Putin invece continua a sostenere la non certezza dell'utilizzo di armamenti chimici da parte di Hassad. Sottolinea invece la drammatica e catastrofica possibilità dovute al possibile intervento dei raid americani. Vicino a Damasco si troverebbe infatti un reattore nucleare, capace di alzare in poche mosse l'importanza del conflitto. Neppure il Vaticano rimane fermo a guardare passivamente la situazione. Papa Francesco dopo aver richiamato più volte i fedeli e non fedeli alla pace, si è trovato al centro dei media per un presunto colloquio con Hassad. Nella tarda mattinata è arrivata la smentita da parte della segreteria del Vaticano. Lo scacchiere quindi si complica ulteriormente. Rimane dubbio solo il ruolo dell'Onu, tranquillamente non considerato da Obama e invece vivacemente invocato da Putin.
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