L'opinione è forse il solo cemento della società.
[Cesare Beccaria]

giovedì 12 settembre 2013

AD AVERCI PENSATO PRIMA... NON AVREI FATTO IL LICEO!

E' ormai iniziato l'anno scolastico, gli alunni sono sui banchi dei più disparati istituti (dallo Scientifico, all'ITI, dal Classico, a Ragioneria...), la mia esperienza delle superiori è passata e ormai frequento l'università.
In questi giorni, parlando con miei amici, che stanno affrontando svariati test di ammissioni alle facoltà universitarie, è cresciuta in me una seria preoccupazione, spunto successivo di riflessione. Premetto che ho già superato il test di ammissione, frequento l'università e non sono pentito della scelta fatta (e poi capirete perchè). La mia grande preoccupazione è la seguente: nel caso in cui non ti prendessero nella facoltà che tanto avevi a cuore, che fai? Ripieghi sulla seconda o magari terza scelta? Se sì, con che convinzione e determinazione? Inoltre, (ed è questo il punto saliente sopratutto per chi arriva da scientifico e classico) Se non avessi questa convinzione che fai, il mantenuto, il disoccupato, te ne vai all'estero nella speranza di trovare fortuna? Queste riflessioni vorrei sopratutto rivolgerle ai genitori di questi ragazzi. Avrete capito innanzitutto che non ho fatto un liceo, bensì un ITI (perito meccanico)... 
Partiamo a rispondere alle domande con ordine. Mi metto nei panni di un mio coetaneo che non passa, per esempio, il test di medicina (tanto amato dai ragazzi dello scientifico). Non mi prendono alla facoltà, sono arrivato in 5° liceo senza la più pallida idea di cosa fare dopo, ho tentato medicina perchè tanto la tentano tutti, ingegneria non mi piace, filosofia ecc... non hanno molti sbocchi lavorativi, faccio psicologia? fisioterapia? boh! Le soluzioni sono 2: o passo di "palo in frasca" e scelgo una tra le facoltà proposte a caso, ma senza sapere bene il perchè, oppure vado a lavorare... Ecco il punto dolente: lavorare!
Forse i genitori non si immaginano quanti figli vanno avanti a studiare solo per non lavorare... non avete idea! Peggio è non avere il coraggio di dire "mamma vado a lavorare, non voglio più studiare". Il punto che i liceali sembrano quasi "esseri superiori" che non si possono permettere di avere l'umiltà di andare a lavorare, senza poi considerare il fatto più importante, ovvero: che lavoro fai con un diploma di liceo? Bella domanda...
Quel diploma a conti fatti è "carta straccia"! Nella mia classe di periti eravamo in 15, bene, metà vanno all'Università, gli altri sono già occupati e non hanno avuto paura di dire basta. Io stesso sono stato chiamato da più di 5 aziende appena finita la maturità. Che bello in un periodo di crisi sentire la parola Occupati! Ma la cosa più bella è che le vie per l'occupazione esistono, ma non sono esplorate al momento della decisione fatidica delle medie. Purtroppo, in quella decisione, prevale il giudizio della mamma o del papà che vedono nei loro figli il nuovo Einstein, ergo deve andare allo scientifico! Io stesso ricordo accesi dibattiti con i miei prof. delle medie che mi volevano a tutti i costi al liceo...
La mia non vuole essere una critica al liceo in tutti i suoi aspetti (per esempio mi è dispiaciuto non aver potuto studiare filosofia), ma vuole essere un monito per chi dovrà scegliere, a farsi realmente un profondo lavoro di introspezione per capire realmente cosa vuole fare della sua vita. Ho visto molta gente in gamba perdersi per una scelta sbagliata, è un peccato per il paese intero in termini di potenzialità!
Dovremmo quindi, a mio avviso, ridistribuire i numeri assegnati alle varie scuole per far tendere maggiormente alla realtà il sistema scolastico italiano. Da qui si parte per far combaciare domanda ed offerta, così da non avere più un panettiere che fatica a trovare un apprendista e invece interminabili code di filosofi, fisioterapisti, e altre professioni sature!
Pensate a quanti posti di lavoro generati laddove servono veramente, quanti disoccupati in meno, quante persone realizzate in più... 
Il sistema scuola deve funzionare similmente ad un'azienda in questo ambito: ci deve essere efficacia ed efficienza per meglio gestire le risorse "scarse" (ovvero noi cittadini).



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