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[Cesare Beccaria]

giovedì 29 agosto 2013

SIRIA: POLITICHE IRRESPONSABILI

Negli ultimi giorni si sentono notizie sul difficile equilibrio politico presente in Siria. Dopo l’ultimatum dato dall’America al regime, le forze diplomatiche dell’Iran fanno sentire il loro peso. Lo scacchiere politico si complica ancora una volta. Gli iraniani affermano infatti che se avverrà un intervento militare da parte delle forze occidentali ci saranno ripercussioni sullo stato di Israele. Insomma, la primavera araba, iniziata ormai due anni fa, non da segni di sviluppo. La crisi in Siria si affianca a quella sempre più confusa della situazione egiziana. Prima di loro, Tunisia, Libia e Marocco. Se però è lecito da parte dei paesi europei ed occidentali preoccuparsi su cosa succede ai loro vicini, è tuttavia lecito domandarsi con che autorità essi intervengano su suolo straniero. Si prenda in considerazione la situazione siriana. Il governo francese quello americano e inglese hanno preso l’iniziativa per i futuri attacchi “per punire” l’ingiustificabile attacco chimico capitato il 21 settembre. Questo accade però senza l’approvazione dell’Onu o di altre organizzazioni internazionali. Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha sottolineato negli scorsi giorni questo tratto, sottolineando che l’unico ente responsabile per l’organizzazione di eventuali azioni politiche è l’Onu appunto. L’Italia ha negato la partecipazione militare in Siria auspicandosi che si possa prima risolvere il conflitto diplomaticamente. Eppure le basi italiani in questi giorni sono state largamente utilizzate per lo spostamento di carco, caccia e logistica militare indirizzati a oriente. Se da una parte quindi ci si deve preoccupare per la violazione dei diritti umani, non ci si può dimenticare delle ripercussioni e delle responsabilità che possibili attacchi militari possano riflettere su tutto il Mediterraneo. Negli ultimi giorni l’Italia ha avuto a che fare con serie difficoltà nel salvare centinaia di profughi siriani ed egiziani al largo sulle coste. Non si può pensare di compiere manovre politiche le cui ripercussioni si manifestino sulle spalle di altri stati. Questa sembra essere una lezione che i paesi dell’Europa e dell’America non abbiano ancora compreso dopo quasi un secolo.

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